Rievocare un personaggio “mitologico” non è mai semplice. Un’icona di fascino misto all’eccentrico e al non convenzionale.
La Marchesa Luisa Casati, conosciuta da tutti come “la Divina Marchesa”, amante di Gabriele D’Annunzio e amica di Giovanni Boldini, è da anni eterna musa per stilisti e maison Internazionali. Già diversi anni fa Karl Lagerfeld per Chanel propose un look ispirato a lei per la sua sfilata crociera tenutasi a Venezia, riproducendo una delle sue mise da festa, di quelle apparse sulle fotografie di Beaton o Man ray, solo alcuni degli artisti che contribuivano ad alimentare lo spirito egocentrico e sensazionale della marchesa, attraverso i loro splendidi ritratti di stile.
Seguendo l’iconografia storica di questa donna assolutamente fuori dagli schemi e dai diktat del suo tempo, è oggi Alberta Ferretti a creare una collezione di abiti limited edition di grande pregio a lei ispirati.
Pizzi, organza e chiffon compongono abiti ulteriormente impreziositi da capi spalla in tessuti broccati e luminescenti, edulcorati da bordature e frange aggiunte. Un ‘ immagine forte della Marchesa rivive attraverso un mini film, ambientato a Venezia, dove la star model Malgosia Bela ( in arte Luisa Casati) si muove tra le sale della propria residenza vista Canal Grande, accompagnata dalla sua pantera e ornata di serpi come eleganti bijoux da collo.( Dall’analisi storica risulta reale che la vera marchesa Casati aveva portato nella sua dimora Veneziana, Pavoni, Pantere, e addirittura diversi animali esotici).
Il mini film diretto da Luigi e Iango ha contribuito ancor di più a far brillare ardentemente quest’immagine iconografica sapientemente rievocata dalla Ferretti in chiave elegante, armoniosa, manifesta.
Discorso a parte merita la sfilata di ieri di Giada Curti, tenutasi presso il Grand Hotel St Regis di Roma.
Sotto il titolo di “Divina Marchesa” ha sfilato una collezione che ha mostrato la difficoltà della stilista di confrontarsi con una personalità tanto carismatica e articolata. Abiti dalle linee dritte e dai colori scuri ( fatta eccezione per dei tocchi di viola e di corallo e dalla presenza del bianco per l’abito finale) con applicazioni di tulle e balze che poco rimembravano i look di uno dei personaggi più iconografici di tutta la storia della moda del 1900.
E’ vero che rimembrare non vuol dire ricreare sic et simpliciter la persona o il personaggio prescelto ( altrimenti parleremmo di costumisti e non di stilisti), tuttavia, la Curti, molto avvezza a tulle e organza pensati per spose e abiti couture da vera principessa Araba, ha mostrato outfit eccessivamente scarni, che poco si addicono ad accostarsi a una donna tanto opulenta e bizzarra qual era la marchesa Casati.
A giustificazione della stilista forse i tempi eccessivamente stretti della kermesse Romana, tuttavia, stampa e buyers non avrebbero di certo disdegnato meno outfit e più ricercatezza, in cui d’altronde Giada Curti ha già dato prova di riuscire, con le sue precedenti collezioni, composte si da meno outfit ma da maggiore coerenza e preziosità.
Edoardo Alaimo
Photocredits: Press office